“Che strani che sono i topinambur e il sedano rapa, ma come si cucineranno? Intanto li lascio sul banco del mercato e poi ci penserò”. Quante volte abbiamo una reazione tipo questa quando ci troviamo di fronte ad alimenti che sappiamo buoni e salutari ma che per pigrizia (per lo più mentale) continuiamo a ignorare? Ecco, tra i vari buoni propositi dietetici che si fanno in questo periodo dell’anno, andrebbe inserito anche quello di inserire più tipologie di vegetali. Uscendo dalla “comfort zone” dei cibi già noti e apprezzati e inserendo nuove qualità di cereali e altri chicchi, di ortaggi e di frutta (e anche di alimenti di origine animale). In altre parole, quando si va a fare la spesa settimanale, inserire almeno uno-due alimenti vegetali da scoprire o riscoprire. Così facendo si allargherà anche la tavolozza dei sapori e delle possibilità di preparare piatti nuovi e diversi, allontanando la noia a tavola e assicurando all’organismo tanti nutrienti diversi.
Viva la diversità!
In effetti, che sia importante mangiare variato non è una novità. Che però approfittare della biodiversità alimentare serva anche ad allungare la vita, meno. Tanto che, secondo i ricercatori autori di questo studio pubblicato su Plos Medicine, nutrirsi in modo variato – senza basare l’alimentazione su poche varietà vegetali (e animali) come accade oggi - dovrebbe essere un principio cardine delle linee guida dietetiche e delle raccomandazioni alimentari sostenibili per l’ambiente. Gli autori hanno messo in relazione la biodiversità alimentare con il totale e le cause di mortalità di nove paesi europei, studiando i dati dello studio EPIC che ha coinvolto circa 450mila persone. Le diete più variate sono risultate inversamente associate al tasso di mortalità totale e alle morti dovute a tumore, malattie cardiache, respiratorie e dell'apparato digerente, indipendentemente dalle altre componenti presenti nella dieta.