Microbiota e benessere: come prendersi cura dei batteri buoni

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Quando si parla di microbiota la parola diversità diventa più che mai un valore: più sono le specie di batteri “amici” presenti nel nostro intestino e più siamo forti. Attraverso l’alimentazione molto si può fare per ritardare la loro naturale riduzione con l’avanzare dell’età. E sfruttare quindi più a lungo tutti i loro benefici. ne parliamo con Paolo Mainardi, neurochimico, intervistato da Giovanni Grisotti, coordinatore dell’Associazione italiana prevenzione primaria

In prima battuta, viene istantaneo chiedersi come mai abbiamo scelto un neurochimico per parlarci della fisiologia del corpo e delle sue regole. Il dottor Paolo Mainardi ha collaborato diversi anni con l’Università di Genova e, in seguito, ha svolto diversi lavori sulla relazione tra intestino/microbiota e cervello come ricercatore indipendente. Ecco le conclusioni dopo tanti anni di ricerche.

Perché secondo lei è così importante il microbiota?

Il microbiota intestinale è un organo di circa 1,5 kg che svolge funzioni di controllo a 360° sull’intero corpo umano e ci fornisce dai 3 ai 4 milioni di unità geniche. Questo è incredibile se confrontato con le nostre “soltanto” 23000 unità geniche. Secondo i virologi evoluzionisti il nostro corpo cellulare svolge solo la funzione di contenitore del corpo microbico. La popolazione del microbiota, infatti, può arrivare a circa 10 volte il numero delle nostre cellule. È facile comprendere come si possa pensare che siamo noi in realtà gli ospiti di questo popolo di batteri!

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Qual è il compito naturale del nostro apparato digerente?

Il ruolo principale del sistema digerente non è nutrirci ma “proteggerci dal cibo”. I recettori del gusto non sono soltanto sulla lingua ma sono dislocati lungo tutto l’apparato digerente. Essi sono come webcam che forniscono risposte anticipatorie per proteggerci o, meglio, per proteggere il microbiota dal cibo indesiderato (inducendo ad esempio il vomito se riconoscono un cibo errato).

Come incidono i recettori del gusto sulla regolazione del peso corporeo?

I recettori del gusto modulano la nostra risposta al cibo, che a sua volta attiva molecole-segnale dell’appetito e della sazietà. Oggi sappiamo che il peso corporeo non dipende da quanto cibo introduciamo, né ovviamente dalle calorie, ma dalle risposte al cibo fornite dal nostro microbiota. La dieta giusta è quella di cui il microbiota ha bisogno per svolgere al meglio le sue funzioni di controllo.

Come si identifica un microbiota forte?

Maggiore è la sua biodiversità, cioè più ceppi batterici lo compongono, maggiore è la sua forza. Alla nascita abbiamo un microbiota scarsamente biodiversificato che, attraverso lo svezzamento, cioè l’introduzione graduale di cibo più complesso, diventa più evoluto e quindi più forte.

Quindi “le diete di privazione”, cioè quelle in cui si escludono determinati alimenti sottraendo diversità, fanno bene al corpo?

All’inizio portano a un miglioramento in modo analogo al periodo di riposo dopo uno strappo muscolare, ma poi deve seguire una fase di rinforzo.

Pertanto lei considera il cibo facile/difficile da elaborare come un allenamento del sistema digerente?

Sì. Dopo la fase di svezzamento arriviamo alla biodiversità dell’adulto, poi, invecchiando, si torna bambini: il microbiota riduce la sua biodiversità tornando a quello dell’infanzia. Nel bambino si parla di vulnerabilità, nell’anziano di fragilità ma entrambe sono dovute a un microbiota debole. Con una giusta alimentazione e stile di vita riusciamo a ritardare la fisiologica riduzione della biodiversità dei ceppi batterici, mantenendo un microbiota forte a garanzia di una buona salute e longevità.

Il cibo come medicina, proprio come sosteneva Ippocrate?

Ippocrate sosteneva che “abbiamo forze endogene capaci di contrastare le disarmonie che sono la causa delle patologie”. La salute non è camminare su un filo dal quale possiamo essere sbalzati via in ogni momento ma è come essere dentro una pista da bob, dove agenti stressogeni cercano di farci uscire ma noi li contrastiamo con la forza del nostro microbiota.

Quali raccomandazioni può dare per mantenere un microbiota forte il più a lungo possibile?

Oltre a un sano stile di vita, consiglio di usare i cibi facili o difficili da digerire come fossero pesi del bilanciere per tenere allenato l’apparato digerente. E suggerisco anche di consumare alimenti con azioni prebiotiche, cioè in grado di nutrire la flora batterica intestinale, come vegetali ricchi di fibre, alimenti fermentati…
Oggi si usa molto l’integrazione di probiotici per via orale ma, se consideriamo che in un solo grammo di feci espelliamo da 100 a 1000 miliardi di microbi, virus inclusi, è facile intendere come sia ostico modificare il microbiota con assunzioni orali. Più efficace è invece agire sull’ambiente intestinale, allo stesso modo in cui agiamo su un terreno agricolo. Solo aumentando il comfort ambientale, il microbiota potrà svilupparsi aumentando la biodiversità dei suoi ceppi battericiUn articolo pubblicato su Nature nel gennaio di quest’anno dimostra che ci scambiamo il microbiota tra partner, in modo dinamico. Questo conferma il ruolo fondamentale del microbiota ambientale al quale riversiamo e dal quale attingiamo per mantenere elevata la biodiversità dei nostri ceppi batterici. Un’altra importante considerazione che è stata fatta è come il “distacco dal suolo”, cioè le minori contaminazioni che abbiamo con l’ambiente naturale, abbia indebolito questa biodiversità. Se poi accettiamo che non sono i microbi a causare le patologie infettive ma una ridotta capacità del nostro corpo nel riconoscerli e gestirli, allora comprendiamo un concetto davvero rivoluzionario e cioè che il “contagio” non è fonte di malattia ma di salute.

Per saperne di più

Convegno Mainardi-Grisotti “Dalla prevenzione alla cura di patologie complesse attraverso la fisiologia intestinale”. QUI IL VIDEO

Paolo Mainardi:
dottpaolomainardi.it

Microbiota e benessere: come prendersi cura dei batteri buoni - Ultima modifica: 2024-08-12T08:00:00+02:00 da Redazione

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